Caso Ruby, furono due le telefonate alla Questura
Caso Ruby, furono due le telefonate alla Questura
La sera del 27 maggio scorso, mentre la giovane marocchina Ruby (al centro delle cronache per i suoi rapporti con Silvio Berlusconi) era sottoposta a fotosegnalamento, ci furono due chiamate del presidente del Consiglio. Secondo quanto ricostruito da "Il Corriere della Sera", dopo la prima telefonata in cui parlò in prima persona Berlusconi, il suo capo scorta effettuò anche una seconda chiamata per avere chiarimenti sull'evoluzione della vicenda.
Alle 2 di notte, ricostruisce il quotidiano milanese, Ruby lasciò la questura insieme Nicole Minetti,
l'ex igienista dentale del premier eletta consigliere regionale in Lombardia, proprio come aveva richiesto Berlusconi. E, hanno evidenziato i vertici della Questura di Milano, come aveva autorizzato il magistrato di turno Anna Maria Fiorillo. Resta anche il giallo sull'identità della persona che avvisò il presidente Berlusconi del fermo di Ruby.
Secondo quanto ha riportato "La Repubblica" i funzionari non applicarono le disposizioni del magistrato e lo ingannarono facendo credere che la giovane marocchina fosse davvero parente di Mubarak quando sapevano che non era egiziana. Sempre secondo ‘Repubblica', il capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni è stato sentito ieri dai magistrati e interrogato dal pm di turno e dal responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano Ilda Boccassini.