Forlì, DestinAzione è con la Fiom sullo sciopero dei metalmeccanici
Forlì, DestinAzione è con la Fiom sullo sciopero dei metalmeccanici
FORLI' - Diventeremo tutti cinesi? Si, lo stiamo già diventando. Il processo di globalizzazione degli scambi commerciali, avviato alla fine degli anni '90, aveva lo scopo di liberalizzare le attività di produzione mettendo in diretta competizione i diversi paesi. Forse era implicito l'obiettivo nobile, grazie a questa maggiore competizione, di elevare i diritti dei lavoratori nelle aree da poco industrializzate (Asia, Africa e Sud America in particolare).
Dopo una decina d'anni accade l'esatto contrario. L'apertura delle frontiere ha portato ad una competizione drogata dalle diverse condizioni economiche e lavorative nei vari paesi. Il risultato è che gli imprenditori con pochi scrupoli (vedi OMSA a Faenza) delocalizzano la produzione in quelle zone dove il lavoratore viene maggiormente sfruttato e dove gode di meno diritti. Stiamo già facendo i conti con questa situazione, il prossimo passo sarà quello del ricatto: "vuoi lavorare? allora rinuncia ai tuoi diritti".
Nel nostro paese le lotte per i diritti dei lavoratori hanno portato a grosse conquiste, dopodiché, a partire dagli anni '80, i lavoratori hanno iniziato a sedersi davanti alla tv e a dare come definitivamente acquisiti quei diritti. Negli ultimi mesi abbiamo avuto due precedenti gravissimi per le condizioni del lavoro nel nostro paese: prima l'aver permesso a diverse aziende di avere contratti in deroga a quelli nazionali, proponendo ai lavoratori dipendenti condizioni peggiori rispetto a quelle garantite in tutto il paese. Poi, di recente, aver messo nelle condizioni la FIAT (e altri soggetti arriveranno a rimorchio) di ricattare i dipendenti come e quando vuole. Tutto ciò con il silenzio di gran parte dei sindacati, di Confindustria, del governo e della politica in generale, a "destra" e a "sinistra": Chi vergognosamente indifferente, chi addirittura tifoso e complice.
La Lista Civica DestinAzione Forlì sta seguendo da tempo la crisi del mobile imbottito, dove un sistema mafioso ha consumato da dentro una delle più fiorenti attività cittadine. In questo caso sarebbe troppo costoso importare dalla Cina, perciò hanno importato direttamente il loro metodo di lavoro schiavista: persone che lavorano 15-18 ore al giorno, magari sotto ricatto e con un salario da fame. Per forza che così costa meno! Tanto l'importante, in fin dei conti per Marchionne come per i poltronifici, è mettere l'etichetta "Made in Italy" per fregare i consumatori.
Anche in questo caso, con l'indifferenza dei governi locale e regionale, che distribuiscono fondi per interventi inutili mentre i pochi imprenditori onesti faticano a rinnovare un fido di poche migliaia di euro in banca. Per questo non possiamo che condividere le posizioni della FIOM che portano allo sciopero generale dei metalmeccanici: per difendere i diritti collettivi e non quelli di pochi imprenditori, finanzieri e anche di quei lavoratori che approfittano dello stato di diritto per fare i propri interessi.
Stefano Oronti
Lista Civica DestinAzione Forlì