Indagine sui cuccioli dal Sud: un altro caso sospetto da Caserta
Indagine sui cuccioli dal Sud: un altro caso sospetto da Caserta
FORLI' - Due lettere di denuncia alle autorità sanitarie e veterinarie, una al Ministero della Salute e l'altra alle Regione Emilia-Romagna, e le carte della vicenda già passate ai reparti specializzati di Forestale e Carabinieri. Per Rodingo Usberti, dell'Ausl di Forlì potrebbe essere la classica punta di un iceberg: un traffico di animali dal Sud Italia. Un caso analogo si era verificato alcuni mesi fa con un altro cane arrivato questa volta da Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.
"Si trattava di un cane arrivato con documenti in cui non si capiva niente", continua il responsabile della sanità veterinaria. E i due casi hanno insospettito Usberti, che lancia sospetti su uno ‘strano' traffico di cuccioli dal Sud Italia: "Alcuni di questi cani si ritrovano su siti internet tedeschi, dove vengono venduti anche a 250-300 euro l'uno", spiega sempre Usberti, che ragiona: "Quando mai si acquistano i randagi?".
Inoltre, argomenta il veterinario, "se i randagi diventano un commercio nulla impedisce che si favoriscano cucciolate di randagi" o ancora che "si spaccino per randagi" cani che non lo sono e che non sono identificabili appunto perché privi di microchip.
All'origine della vicenda c'è l'arrivo, all'inizio di agosto, di un cucciolo di tre mesi da Agrigento, ufficialmente dato in affido ad una famiglia di Forlì attraverso l'associazione onlus marchigiana ‘Noi animali'. Il cane, un piccolo meticcio, non aveva il necessario microchip imposto dalla legge e la veterinaria Patrizia Magnani si era rifiutata di ‘chippare' il cane, in quanto erano già scaduti i termini di legge: il secondo mese di vita. Il rifiuto ha suscitato la viva protesta della onlus animalista che aveva coordinato l'affido e che il 5 agosto aveva ritirato diversi cuccioli all'aeroporto di Bologna, tra cui quello "incriminato".