Ll'Interpol dà la caccia ad Assange, Frattini: ''Cosa giusta''
Ll'Interpol dà la caccia ad Assange, Frattini: ''Cosa giusta''
ROMA - E' caccia planetaria a Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, il sito che nei giorni scorsi ha rilevato file segreti della diplomazia americana. L'Interpol lo ha inserito nella lista dei 'most wanted perché ricercato in Svezia per stupro. Assange ha sempre respinto le accuse, lasciando intendere che le denunce sono una campagna di fango degli Usa contro Wikileaks. A difendere l'australiano di 39 anni è scesa in campo anche la madre, Christine Assange.
"È mio figlio e gli voglio bene e naturalmente non voglio che gli si dia la caccia e finisca in carcere - ha affermato in una radio australiana -. Reagisco come farebbe qualunque mamma. Sono preoccupata". Quindi ha aggiunto: "Un sacco di cose che sono state scritte su di me e su Julian non sono vere". Ma per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il mandato di cattura internazionale spiccato dall'Interpol "è la cosa giusta" da fare.
Il titolare della Farnesina, che martedì ha incontrato il suo collega australiano, Kevin Rudd, ha rivelato che entrambi concordano "sulla gravità del crimine commesso da Assange e sulla necessità che venga catturato e interrogato". Frattini ha chiarito che in ogni caso da parte di Canberra "non c'è alcun imbarazzo. Se una persona che ha la nazionalità di un certo Paese (commette un crimine) non c'è alcun problema se questo Paese collabora".
Il 18 novembre, la giustizia svedese aveva emesso un mandato di cattura per Assange, che voleva interrogare, "sulla base di ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione". I fatti contestati risalirebbero allo scorso agosto. L'indagine nasce da due incontri avuti dal 39enne con altrettante donne durante la sua visita in agosto in Svezia.
Secondo informazioni emerse in Svezia, le donne avrebbero raccontato che gli incontri sessuali, iniziati come consensuali, si erano trasformati in violenza. Assange aveva fatto ricorso, ma il mandato era stato confermato da una corte d'appello. Nel frattempo, l'Ecuador ha ritirato l'offerta di ospitalità ad Assange. Il presidente Rafael Correa ha affermato infatti che il fondatore di Wikileaks "ha commesso un errore nell'infrangere la legge degli Stati Uniti e nel divulgare questo tipo di informazioni".