Ravenna: piace la "secessione" dell'università, ma dall'ateneo frenano
Ravenna: piace la "secessione" dell'università, ma dall'ateneo frenano
RAVENNA - E' lo stesso presidente del polo scientifico-didattico di Ravenna a dissolvere lo spettro della "secessione": un'universita' solo romagnola, istituzionalmente autonoma dalla 'casa madre' bolognese, "non conviene", scandisce dal microfono dell'incontro dell'associazione "Liberta' e sussidiarieta'". Il motivo e' presto detto, spiega Stefano Zunarelli: quello dell'Alma Mater e' un "marchio" apprezzato a livello internazionale e conosciuto dalla Cina al Sudamerica.
Piu' precisamente, un laureato dell'Universita' di Bologna puo' spendere il suo curriculum all'estero piuttosto agevolmente, "uno dell'universita' di Romagna avrebbe qualche problema in piu'" a inserirsi sul mercato, secondo Zunarelli. Non e' comunque solo una questione di 'fama': i vantaggi di far parte di una grande universita', con contatti internazionali, sono "incommensurabilmente superiori" a quelli che si avrebbero a far da se'.
Eppure l'idea di un ateneo autonomo agli industriali sembra suggestiva. Fra i principali sponsor c'e' l'imprenditore della vite Giovanni Poggiali: "Non ce l'ho con Bologna- dice- ma non si puo' mancare dell'orgoglio verso la propria cultura". Magari non subito, ma "in prospettiva", dice, all'indipendenza bisognera' pur pensare.
Frena pero' anche Giannantonio Mingozzi, vicesindaco di Ravenna, facendo dietrofront rispetto alla reazione stizzita cui si era lasciato andare dopo la seduta di oggi sotto le Due Torri ("se continua lo scetticismo da parte di Bologna- minacciava- sara' la Romagna a dire basta"). Nell'autonomia della Romagna "non ci credo- dice- anche perche' oggi siamo noi a fare meglio". Non per questo pero', avverte, bisogna smettere di "fare sistema" con Forli', Cesena e Rimini e "vendere insieme" i 22 corsi di laurea delle loro 8 facolta'.