Report torna a Forlì: divani ancora 'cinesi'
Report torna a Forlì: divani ancora 'cinesi'
FORLI' - Divani cinesi, due anni dopo. La trasmissione di RaiTre Report è tornata con una puntata dedicata al "Come è andata a finire?" domenica sera sulla vicenda di Divanopoli, la concorrenza sleale cinese nel settore del mobile imbottito (divani e poltrone) del territorio forlivese. La trasmissione di fine 2009 portò alla ribalta nazionale un problema già più volte denunciato dai media locali, vale a dire la concorrenza a suon di lavoro nero tra gli artigiani dell'indotto.
Sebbene il mobile imbottito non rappresenti un distretto industriale, ma solo la rimanenza di settore trainante circa vent'anni fa dell'economia forlivese è alta l'attenzione sul destino di queste produzioni. Un'inchiesta della Procura di Forlì ha ipotizzato la costituzione di società di fatto tra committenti italiani (alcuni salottifici) e i conto-terzisti cinesi (a cui viene delegata specialmente la fase del cucito) a volte operanti nello stesso capannone, ma con società nominalmente diverse.
I controlli hanno indicato in diversi casi il ricorso al lavoro nero o "grigio" (raramente la clandestinità), e soprattutto il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro e le contribuzioni previdenziali. Questo ha portato a mettere in ginocchio gli artigiani che operano nell'indotto del mobile imbottito. Nella puntata di Report di domenica sera, le telecamere di RaiTre hanno dato conto dell'esito giudiziario della vicenda, con il ritiro dell'accusa di più grave, quella di turbata libertà dell'industria, in cambio dell'assicurazione di commesse di lavoro per otto anni alle due artigiane emarginate nel tempo dal sistema che hanno denunciato.
Nella puntata di Report, inoltre, è emerso che il collegamento "anomalo" con i conto-terzisti cinesi non si è bloccato: le telecamere infatti hanno individuato alcuni lavoratori cinesi in uscita dagli stabilimenti oggetto d'inchiesta. Intervistati, il sindaco Roberto Balzani e il presidente della Camera di commercio Alberto Zambianchi, hanno assicurato di voler reprimere il fenomeno, anche riconoscendo gli errori degli scarsi controlli del passato.