Rimini: egiziano ricatta l'ex: 50mila euro per restituirle la figlia
Rimini: egiziano ricatta l'ex: 50mila euro per restituirle la figlia
RIMINI - Cinquantamila euro per restituirle la figlia. E' l'assurda richiesta fatta da un padre egiziano all'ex compagna, l'infermiera Katia Pasini, 40 anni di Misano. La donna ha avuto una figlia dall'uomo circa nove anni fa. Dopo la separazione dei due, il tribunale dei minori di Bologna ha affidato la bambina alla madre, dando la possibilità al padre di vedere due volte alla settimana. Ma il 21 giugno scorso l'uomo l'ha portata via e non l'ha più riportata.
La vicenda è stata raccontata dalla 40enne in un'intervista rilasciata all'edizione riminese de "Il Resto del Carlino". La Pasini ha spiegato di aver sentito la figlioletta nei primi giorni di gennaio. "Shadia, piangendo, mi ha detto di fare quello che diceva papà, perché lei voleva ritornare a casa. Stava parlando dei soldi", ha rilevato.
Secondo la madre, la bimba si trova in Egitto perché le telefonate arrivavano sempre da un cellulare con prefisso egiziano. La donna ha annunciato che chiederà aiuti "alla Farnesina, alle ambasciate, alla diplomazia, alla politica". Insomma, "a chiunque possa dare una mano a me e alla mia famiglia, a riportarla a casa. Non credano che io rinunci a mia figlia e la dimentichi".
Sulla vicenda è intervenuta anche l'onorevole Isabella Bertolini, Componente del Direttivo del Pdl alla Camera dei Deputati, chiedendo "al Ministro degli Esteri Frattini di intervenire, affinché la bimba di nove anni che risiedeva a Rimini con la madre italiana, rapita otto mesi fa dal padre egiziano e portata presumibilmente in Egitto, possa ritornare presto a casa".
"La notizia della richiesta di riscatto da parte del padre e il fatto che la bimba starebbe lavorando, anziché frequentare la scuola, aggiunge aspetti inquietanti ed inaccettabili ad una vicenda già di per sé orribile - ha dichiarato la Bertolini -. Lo Stato ha il dovere di aiutare con tutti i mezzi possibili questa nostra connazionale a riabbracciare la propria figlia e ad assicurare alla giustizia il responsabile di questo ignobile reato, anche attraverso un'azione diplomatica con lo Stato in cui si trova".
"Casi come questi ripropongono prepotentemente la delicata questione dei matrimoni o delle convivenze miste - ha proseguito -. Le statistiche ci dicono che l'80% di queste unioni fallisce. E troppo spesso a rimetterci sono i figli o le donne. In molti casi questi matrimoni si rivelano come uno escamotage per ottenere la cittadinanza italiana più velocemente". "Una situazione - ha concluso - non più tollerabile e sulla quale il Parlamento dovrà essere chiamato a legiferare per garantire che le norme del nostro Paese sia scrupolosamente osservate".