Sanità, avanti con la fusione tra Forlì e Cesena
Sanità, avanti con la fusione tra Forlì e Cesena
I nodi della sanità vengono al pettine. L'ospedale di Forlimpopoli va verso la "rimodulazione in ‘Casa della salute' - spiega il vicepresidente della Provincia di Forlì-Cesena, Russo - struttura a metà strada tra l'ospedale classico e il nucleo di cure primarie". Sulla fusione tra Forlì e Cesena. "Esiste un rapporto tra le due conferenze sanitarie di Forlì e di Cesena e tra i dipartimenti deputati ad occuparsi dei processi di integrazione. I gruppi di lavoro coinvolgono anche le unità operative dei due ospedali interessate".
Stefano Gagliardi, capogruppo del PdL, chiede spiegazioni sugli ospedali di Forlimpopoli e Santa Sofia. Il vice-presidente Guglielmo Russo chiarisce: "In nessuno documento si parla di chiusura degli ospedali di Forlimpopoli e di Santa Sofia, né della struttura di Modigliana, questo lo ribadisco con chiarezza. Nessuno ha mai pensato che, nel cosiddetto piano di rientro dell'Ausl, si potesse pensare ad una chiusura di queste strutture". Per Russo, sul governo della sanità l'obiettivo resta la "rimodulazione dei servizi sanitari del territorio, dando garanzia sulla loro qualità - non solo la quantità ma l'eccellenza attualmente presente - e considerando la sostenibilità del sistema, perché i conti devono essere in ordine. Ricordo che la Regione Emilia-Romagna accompagna il processo di ristrutturazione: sono arrivati 23,5 milioni per il 2010, 25,2 milioni di euro arriveranno nel 2011 e, se comprendiamo anche i 60 milioni degli anni precedenti, arriviamo ad oltre cento milioni di euro. Se questa è la subalternità a Bologna, allora ben venga la subalternità".
Sull'ospedale di Forlimpopoli, anticipa Russo: "L'obiettivo strategico non sarà la chiusura, ma la rimodulazione in ‘Casa della salute', che non è un ospedale di prossimità. Di cosa si tratta? E' una nuova forma sanitaria, prevista dalla Regione come una struttura a metà strada tra l'ospedale classico e il nucleo di cure primarie. In particolare ci sarà il mantenimento della diagnostica di primo livello, dell'intervento sui codici bianchi e verdi, dei prelievi e del cup, dei nuclei di cura primaria e dell'hospice. In regione sono due le ‘Case della salute' attualmente in funzione , a Langhirano in provincia di Parma e a Portomaggiore in provincia di Portomaggiore, che andremo a visitare". Invece, "la questione di Santa Sofia sarà affrontata in seconda battuta, ci ragioneremo ancora tra un po'. E' un presidio ospedaliero importante che sarà mantenuto, le linee di indirizzo saranno quindi la riqualificazione. Idem per quanto riguarda Modigliana: dobbiamo trovare una nuova formulazione dei servizi per rientrare nell'accreditamento, dal momento che i country hospital non sono previsti nella nuova normativa regionale". Ha replicato Gagliardi: "Dipende da cosa si intende per Casa della salute, bisogna dare risposte a domande concrete: quanti posti letto saranno tagliati? Come funzionerà la struttura? Con quali mezzi?".
Una seconda interrogazione in materia di sanità è arrivata da Maria Grazia Bartolomei, capogruppo dell'Udc, che ha chiesto sull'integrazione tra i reparti dell'ospedale Pierantoni di Forlì e Bufalini di Cesena. Spiega Bartolomei: "L'Amministrazione provinciale deve porsi come garante dell'indispensabile equilibrio tra i due ambiti territoriali di Forlì e di Cesena nella distribuzione dei servizi sanitari, salvaguardando, pur nella ricerca doverosa di nuove sinergie, la pari dignità dei due ospedali". Chiede, quindi, Bartolomei: "Quali forme di ascolto dei cittadini, degli operatori sanitari, degli amministratori locali s'intende mettere in atto anche per rispettare le qualità espresse sul territorio ed evitare il crearsi di nuove disuguaglianze sulla salute? Qual è lo stato d'avanzamento del programma d'integrazione che ci è stato abbozzato nella commissione competente?".
Ha risposto Russo: "Esiste un rapporto tra le due conferenze sanitarie di Forlì e di Cesena e tra i dipartimenti deputati ad occuparsi dei processi di integrazione. I gruppi di lavoro coinvolgono anche le unità operative dei due ospedali interessate. Le aree oggetto di integrazione da avviare sono chirurgia toracica, chirurgia senologica, chirurgia plastica, dermatologia, gastroenterologia, malattie infettive, medicina trasfusionale, nefrologia, neonatologia, neuropsichiatria infantile, pneumatologia, radiologia vascolare, reumatologia, sert, urologia, centrale trasporti sanitari, centrale di sterilizzazione, anatomia patologica, medicina nucleare, oltre all'amministrazione. Il processo è ancora in atto". Non si è detta soddisfatta Bartolomei nella sua replica: "Rilevo l'inadeguatezza della Provincia di fare da cabina di regia, di elemento di unità tra le due Ausl del territorio provinciale".
Da parte di Bartolomei anche una terza interrogazione, relativa alla possibile fusione dei distretti sanitari Rubicone-Costa e Cesena-Valle del Savio. Chiede Bartolomei "se l'accorpamento consentirebbe risparmi significativi nell'area dirigenziale ed amministrativa, considerato peraltro che l'Ausl da molto tempo ha richiamato a Cesena il direttore del distretto Rubicone-Costa e le cure primarie vengono già gestite in forma centralizzata".
Ha risposto ancora Russo: "L'ipotesi di fusione è attualmente oggetto di discussione nel territorio, nei consigli comunali. Il Pal (piano attuativo locale, ndr) di Cesena, che sarà presto approvato, non ha deciso la fusione tra i due distretti, nessuno vuole prevaricare i percorsi di confronto. Ma attenzione: in sanità il localismo può essere la morte. Pensiamo che potremo tenere a lungo questa struttura sanitaria? Se vogliamo le specialità dobbiamo fare massa critica, non si possono avere alte specialità senza concentrazione. Nello specifico del distretto del Rubicone, si sta ragionando sulla fusione, premettendo che c'è già uno stato avanzato di unificazione delle gestioni tra i due distretti (un unico presidio ospedaliero articolato su tre stabilimenti, un unico dipartimento di cure primarie, un unico dipartimento di salute mentale, un unico dipartimento di sanità pubblica). La fusione si pone come obiettivi il risparmio netto di 120mila euro annui nella gestione (un solo direttore di distretto e la riduzione di un amministrativo), la semplificazione delle attività, e l'omogeneizzazione delle procedure. Su questo si sta discutendo all'interno dei distretti e della conferenza socio-sanitaria, la questione è ancora aperta, ma alla fine voteranno i sindaci dei due distretti". Ha replicato, dicendosi insoddisfatta, Bartolomei: "Nelle mie interrogazioni non c'è alcun campanilismo. Sulla cifra risparmiata è veramente poco significativa tenuto conto dei bilanci della sanità".