Wikileaks, nuove rivelazioni: gli aeroporti romagnoli basi per la CIA
Wikileaks, nuove rivelazioni: gli aeroporti romagnoli basi per la CIA
FORLI' - Il progetto per gli aeroporti romagnoli? C'era ed era firmato CIA. Il dato emerge da poche righe dei nuovi cablogrammi diffusi da Wikileaks che rivelano l'interessamento concreto dei servizi segreti per gli scali romagnoli. Per farne cosa? Ufficialmente stazioni per compagnie low-cost d'Oltreoceano, ma a quanto si può intuire da un dispaccio come una sorta di base europea per compagnie di aerotaxi americane, che avessero "speciali lasciapassare".
In altre parole come base per le operazioni in copertura anti-terrorismo in Italia, nei Balcani e in Medio Oriente degli 007 americani. La circostanza è documentata dai nuovi file diffusi dal sito fondato da Julian Assange. In un cablogramma attribuito al consolato di Firenze del 21 marzo del 2006 si legge dei rapporti che funzionari della sede diplomatica, ufficialmente assegnati all'ufficio "contatti commerciali" (che danno supporto logistico allo sviluppo economico per le imprese americane), redigevano al termine dei colloqui con gli amministratori locali per creare questo "business" negli aeroporti romagnoli.
In quel momento, infatti, la CIA avrebbe avuto consistenti difficoltà nello svolgere le sue operazioni, in particolare le controverse "rendition", vale a dire a dire i "prelevamenti" ( di fatto rapimenti) di presunti terroristi, da concentrare nella base-carcere di Guantanamo, sull'isola di Cuba, avviato alla chiusura dal presidente Usa Barack Obama (ma non ancora del tutto smantellato). Dopo il caso di Abu Omar, l'imam milanese sequestrato il 17 febbraio 2003 - che innescò una grossa inchiesta della Procura di Milano che coinvolse all'epoca 26 agenti della CIA tra cui il capocentro di Roma e referente per l'Italia della CIA fino al 2003 Jeffrey W. Castelli e il capocentro di Milano Robert "Bob" Seldon Lady - la CIA avrebbe quindi cercato basi aeroportuali sicure e compiacenti, non fidandosi fino in fondo delle autorità italiane.
D'altra parte nel 2005 emerse che uno scalo romagnolo ospitò effettivamente almeno la partenza di un aerotaxi americano per una "rendition", forse nei Balcani, come svelato anche il "Corriere della sera" in cui si rendeva noto come l'aeroporto di Forlì avesse funzionato da base per operazioni riservatissime. Evidentemente l'area romagnola piacque alla CIA.
Gli uomini dell'ambasciata tentarono alcuni approcci. Gli aeroporti romagnoli vengono descritti nel cablogramma come aventi una "posizione logistica e geografica strategica nei confronti delle operazioni nell'Est Europa e nel Medio Oriente grazie all'aerovia adriatica". Inoltre si sottolinea che "Rimini e Forlì sono scali piccoli e più controllabili" ed infine si fa cenno "a situazioni economiche precarie che permettono una più contenuta offerta commerciale a fronte delle operazioni".
In particolare, si legge che la trattativa per l'approdo di un paio di vettori low-cost americani era incentrata anche sulla richiesta alle autorità aeroportuali di "speciali lasciapassare" ("special safe-conduct"). Nel rapporto inviato a Washington il 21 marzo del 2006 si legge il commento di un diplomatico americano: "La disponibilità degli enti territoriali a discutere un accordo con noi pare reale". Subito dopo, però, venivano manifestati i dubbi: "i contatti sono resi difficili per la scarsa attitudine a parlare l'inglese da parte degli amministratori". Non essendo mai arrivati i vettori americani c'è da ritenere che l'operazione con la CIA non sia mai andata in porto.
P.D.A.